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“Un materiale indispensabile per diffondere idee nella vita quotidiana. Nel corso dei secoli, la carta ha contribuito enormemente al progresso, alla partecipazione dei cittadini alla vita democratica e all’aumento del livello medio di cultura ed educazione”. Questo è il modo in cui l’Enciclopedia Treccani definisce la carta: una definizione che rende bene l’idea del valore che per lunghissimo tempo questo supporto ha avuto nel mondo della comunicazione.
La carta mantiene ancora oggi un ruolo essenziale in diversi ambiti, ma sempre più spesso e in molteplici situazioni la tecnologia digitale rappresenta un mezzo più rapido ed efficace per comunicare. Questo ha inciso in modo sostanziale sull’industria cartaria, soprattutto per quanto riguarda le aziende che basano la loro produzione sulla carta per quotidiani o riviste, che hanno visto progressivamente diminuire gli ordinativi.
Per l’industria cartaria si sono però create nuove opportunità in settori alternativi, come quello delle carte a uso imballaggio. Opportunità che possono essere colte operando una riconversione dei macchinari.
La storia della carta ha radici antiche. La prima carta conosciuta è datata intorno al 200 a.C. ed è stata rinvenuta in Cina. La nascita della carta viene però fatta risalire al 105 d.C., quando Ts'ai Lun, un dignitario alla corte di un imperatore cinese della dinastia Han, suggerì di creare la carta con corteccia d'albero, ritagli di canapa, stracci e vecchie reti da pesca. Pur nella sua rudimentalità, concettualmente il processo ideato da Ts'ai Lun non è molto diverso da quelli oggi in uso.
La carta arrivò in Italia nel XII secolo e la prima cartiera nacque a Fabriano. I cartai italiani riuscirono a perfezionare la produzione: tramite l’uso di magli idraulici meccanizzarono la molitura degli stracci riducendo i tempi di produzione dell’impasto e migliorandone la qualità. Fino al XIV secolo le uniche cartiere in Europa furono quelle italiane. Successivamente, nacquero altre cartiere in Francia, Germania e Olanda.
Fu però nella seconda metà del 1700 che avvennero le evoluzioni più importanti, come la nascita della carta priva dei segni della vergatura (wove paper) o della carta velina. All’inizio del 1800 venne brevettata una macchina per la produzione di lunghissime bobine, dando di fatto il via alla produzione industriale della carta. Un processo a base di solfato, poi, consentì di ottenere una carta particolarmente robusta che venne chiamata Kraft: tale carta avrebbe trasformato il settore dell’imballaggio.
La svolta che portò alla democratizzazione dell’uso della carta fu l’impiego della pasta di legno al posto degli stracci. La produzione divenne di massa, il prezzo crollò e la carta divenne un prodotto di largo consumo.
Un importante contributo allo sviluppo dell’industria cartaria mondiale è arrivato dalla statunitense Beloit Corporation, azienda che ha vissuto un ruolo da protagonista praticamente lungo tutta la storia delle macchine per la produzione della carta, fino a diventare, sul finire degli anni ’80, la principale azienda del settore negli Stati Uniti e, con i suoi licenziatari, anche nel mondo. Aveva infatti aperto delle filiali e firmato una serie di licenze con aziende in Inghilterra, Spagna, Polonia, India e Brasile per la costruzione di macchinari. Nel nostro Paese venne firmato un unico accordo, con un’azienda di Pinerolo (TO) che dal 1958 assunse il nome di Beloit Italia.
Nei suoi oltre 130 anni di vita, Beloit è stata la principale protagonista dello sviluppo dell’industria cartaria, grazie a importanti innovazioni e alla registrazione di numerosi brevetti ancora oggi in uso.
Alla chiusura di Beloit Corporation nel 1999, i brevetti sono stati acquisiti dall’azienda finlandese Valmet e dalla giapponese Mitsubishi, determinando la fine del florido periodo di sviluppo tecnologico e la chiusura di molte sedi in diversi paesi del mondo. Diversa è stata la storia di Beloit Italia.
Nell’anno 2000, come conseguenza del fallimento della multinazionale americana Beloit Corporation, la Beloit Italia SpA è passata di proprietà diventando la PMT Italia SpA.
Questa nuova azienda, oramai a proprietà completamente italiana, si è trovata ad affrontare un mercato in cui i clienti sentivano la mancanza di fornitori tecnologici con personale qualificato. La chiusura della Beloit aveva infatti lasciato un grande vuoto che non era stato colmato dai fornitori ancora presenti, soprattutto per quanto riguarda gli interventi di ricostruzione ed ammodernamento degli impianti esistenti.
Il decennio 2000-2010 è stato fortemente influenzato dalla crescita del mercato asiatico. Poichè in Asia, ma soprattutto in Cina, venivano aperte nuove cartiere e ordinati decine di impianti completi, le grosse ditte fornitrici furono quasi completamente assorbite da quel mercato, tralasciando il mercato Europeo e, soprattutto, quello delle cartiere medio-piccole.
La PMT ha quindi scelto di orientare tutti i suoi sforzi sull’applicazione di tecnologie volte a soddisfare la domanda delle cartiere alla ricerca di soluzioni per difendere la loro competitività dalla sempre più aggressiva Asia.
Grazie alla grande esperienza del personale PMT e dal fruttuoso rapporto con i clienti costruito in 40 anni di storia, la PMT è rapidamente cresciuta conquistando un’importante fascia di mercato.
Più recentemente, nel settembre del 2020, la PMT è stata acquistata dal Gruppo A.Celli, il quale ha potuto così mantenere vivo il grande rapporto di collaborazione con i clienti italiani ed esteri grazie alle competenze di PMT nel settore delle carte per imballaggio, del cartone e della carta per stampa.
Oggi l’Italia è in seconda posizione nella produzione europea di carta e cartone, dietro alla Germania e immediatamente prima della Francia. Il nostro paese ha un tessuto industriale composto da circa 300 aziende, in gran parte di piccole dimensioni e spesso a conduzione familiare, affiancate da alcune grosse società. L’Italia ha inoltre, nella zona di Lucca, la maggior concentrazione mondiale di cartiere e di produttori di macchinari per la produzione di carta.
Fino a qualche tempo fa la produzione di carta per quotidiani e riviste giocava un ruolo di primo piano per l’industria cartaria italiana. Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate.
Il settore della carta stampata, che fino agli anni ’80 dominava la scena, è infatti vittima di una progressiva contrazione per via dell’affermazione di Internet. Oggi, secondo i dati rilevati da Reuters nel suo Digital News Report 2022, in 12 Paesi (tra cui anche l’Italia), la principale fonte di notizie è Internet.
Purtroppo, a complicare ulteriormente il quadro, con l’inizio della guerra in Ucraina nel 2022 si è aggiunta una situazione politica ed economica che ha portato fra le altre cose a un rincaro delle fonti di energia. L’industria cartaria necessita di grandi quantità sia di elettricità che di gas e si è trovata quindi ad affrontare un grave problema con importanti ripercussioni sui costi. Ci sono grandi timori per le conseguenze che l’eventuale protrarsi della situazione potrebbe avere nel medio termine per la pletora di piccole aziende, molte a conduzione familiare, che costituiscono l’industria cartaria nazionale, soprattutto in termini di possibile perdita di competitività nei confronti dei concorrenti esteri.
Va sottolineato che una situazione complicata come quella creatasi a fronte della pandemia da Covid-19, per l’industria cartaria ha avuto una duplice conseguenza. Da un lato è stata assolutamente negativa per le difficili condizioni in cui ha imposto di lavorare e di tentare di soddisfare gli ordinativi, mentre dall’altro ha offerto nuove opportunità. Si è infatti registrato un importante sviluppo del mercato delle vendite online, sia per quanto riguarda l’e-commerce “classico” sia per quanto concerne il delivery (soprattutto di prodotti alimentari).
Questo ha dato un nuovo impulso alla produzione di carta per imballaggio e ha indotto alcune aziende dell’industria cartaria che erano in difficoltà a operare una riconversione dei loro macchinari per poter approfittare della situazione e riuscire a sopravvivere. Peraltro, a incrementare ulteriormente la produzione degli imballaggi ha contribuito anche la sempre maggiore attenzione all’ambiente, che ha portato a sostituire molte confezioni in plastica con packaging in carta.
Come anticipato, con il suo ingresso nel Gruppo A.Celli, PMT ha portato in dote approfondite competenze con l’obiettivo di fornire soluzioni efficaci ed efficienti alle aziende che operano nell’industria della carta. In pratica, PMT ha cercato di applicare le tecnologie ideate per ottimizzare i processi e migliorare la produzione intervenendo sui macchinari in uso o eventualmente introducendone di nuovi.
Un’opportunità dall’elevato valore strategico che assume ancor più rilievo in una situazione che vede molte aziende in difficoltà per via dei problemi che stanno affliggendo il settore. Per certi tipi di carta, poi, la richiesta è sempre più ridotta ed è piuttosto frequente che le aziende di cui sopra utilizzino macchine dal limitato rendimento, a causa o dell’età o di configurazioni da ottimizzare, che portano ad un aumento dei consumi e dei costi a essi collegati.
Per cercare di tornare competitivi è possibile perciò valutare un ammodernamento dei macchinari o una loro riconversione per produrre tipologie di carta più redditizie, come appunto quella destinata all’imballaggio.
In questo può aiutare PMT, che è in grado di intervenire sulle macchine di produzione per ottimizzare l’uso delle materie prime, che siano di fibra vergine o riciclata, limitare i consumi energetici e aumentare l’affidabilità e l’efficienza. In pratica, grazie alla ricostruzione o alla riconversione dei macchinari è possibile incrementare la profittabilità e la sicurezza degli impianti e produrre la carta con le caratteristiche richieste dal mercato.
Nel caso in cui la scelta migliore sia puntare su una completa riconversione, la A.Celli, grazie all’esperienza di PMT, è in grado di effettuare un’analisi dell’impianto e dei macchinari disponibili per valutare il percorso di azione più opportuno. PMT può infatti fornire soluzioni tecnologiche per ogni fase del processo di produzione della carta, a partire dalla cassa di afflusso per arrivare alla seccheria e all’avvolgimento della bobina.
Nonostante Ts'ai Lun abbia formulato l’idea di come produrre la carta nel 105 d.C., adattandola agli strumenti allora disponibili, la sua era davvero un’ottima idea, al punto che ancora oggi il principio seguito nelle cartiere è il medesimo: le fibre vengono distribuite uniformemente nell'acqua che viene poi drenata, lasciando le fibre legate tra loro.
Oggi si utilizzano le tecnologie più avanzate per garantire che il processo impieghi le materie prime nel modo più sostenibile, con un impatto minimo sull'ambiente in ogni fase, dalle risorse al riciclo. La materia prima è solitamente il legno sotto forma di cellulosa (fibra vergine) o la stessa carta riciclata. La produzione di carta richiede una grande quantitativo di acqua, fino a 13 litri per chilogrammo di carta prodotta. Altre materie utilizzate nella fabbricazione della carta sono le cariche minerali come l’argilla ed il carbonato di calcio e gli additivi chimici che variano di volta in volta in considerazione del tipo specifico di carta che si vuole produrre.
Volendo descrivere il processo di produzione della carta in modo molto schematico, si può dire che la preparazione dell’impasto ha l’obiettivo di spappolare e disperdere in un fiume di acqua le fibre, le cariche e gli additivi per consegnare alla macchina continua un liquido con circa l’uno per cento di contenuto solido. La macchina continua ha invece l’obiettivo produrre un foglio continuo di carta togliendo progressivamente quasi tutta l’acqua precedentemente introdotta.
Spesso le cartiere, che lavorano con impianti datati, utilizzano processi poco efficienti che comportano sprechi e consumi elevati. Un ammodernamento degli impianti, la soluzione ideale in casi come questi, è un’operazione che andrebbe eseguita contando su un partner competente e dalla comprovata esperienza, in grado di consigliare gli interventi più opportuni da eseguire per ottenere i risultati desiderati.
Grazie al know-how apportato da PMT in termini di tecnologie e di principi su cui tali tecnologie poggiano, A.Celli è in grado di lavorare con aziende di ogni dimensione e su ogni tipologia di carta, potendo introdurre le tecnologie tipicamente usate dalle grandi imprese anche in quelle più piccole o familiari, con un grande impatto sulla produttività.
Se si considera che per una cartiera l’energia rappresenta mediamente il 30% del costo di produzione e che il 70% dell’energia è utilizzato per asciugare la carta in seccheria, è evidente che uno degli obiettivi prioritari e di maggior effetto è aumentare il grado di secco all’uscita della zona di pressatura, tenendo bene a mente che quest’ultima operazione va eseguita tenendo in considerazione le specifiche di qualità richieste dalla singola tipologia di carta.
Nella storia del processo di pressatura ci sono stati pochi sviluppi tecnologici così importanti da essere ancora oggi un elemento fondamentale nella definizione di un corretto concetto di sezione pressa come la Shoe Press (pressa “a scarpa”), un concetto inventato nei primi anni ’80 dalla Beloit e introdotto inizialmente in America e in Europa per poter aumentare le prestazioni della pressa.
La capacità della pressa tradizionale, costituita da due rulli fra cui passano la carta e due feltri che hanno lo scopo di togliere l’acqua, è limitata dalla larghezza della zona di pressione che è tanto più lunga quanto più grandi sono i diametri dei cilindri.
L’idea della Shoe Press è stata quella di avere un elemento stazionario (pattino) largo 250 mm contrapposto a un cilindro. Sopra al pattino è presente un nastro impermeabile che ruota alla velocità del cilindro contrapposto grazie a un film di olio fra il nastro e il pattino. Il risultato è che la carta riceve un profilo di pressione dieci volte più lungo di quello che riceve in una pressa convenzionale.
Nonostante il concetto della shoe press abbia 40 anni, PMT ha introdotto nel 2003 un’altra importante innovazione: la Mini Shoe Press SMARNIP.
L’origine di questa soluzione risale alla prima applicazione della shoe press sulle carte grafiche nel 1994, quando si notò che il design utilizzato, originariamente sviluppato per il cartone, era inadeguato. Infatti, la shoe press era sovra-dimensionata per le esigenze delle carte grafiche e spesso risultava troppo costosa, pesante e ingombrante, specialmente nel caso di macchine di piccole dimensioni. Da qui la PMT sviluppò una shoe press relativamente compatta e con caratteristiche pensate per macchine di piccole dimensioni, ampliando quindi l’offerta anche alle cartiere che non potevano permettersi investimenti sproporzionati al loro giro di affari.
In definitiva, grazie all’esperienza di PMT e del Gruppo A.Celli, siamo in grado di offrire numerose soluzioni tecnologiche per migliorare la sezione pressa applicando il concetto della shoe press in una modalità adatta al caso specifico, in funzione delle dimensioni e delle caratteristiche degli impianti su cui intervenire.